Palazzina Romano

All’angolo tra piazza della Borsa e via Roma, la palazzina Romano tramanda uno dei più begli esempi di architettura barocca della città. Costruito negli anni 1760-1770, l’edificio fu oggetto di restauro conservativo nel 1919-1921 ad opera dell’arch. Giorgio Polli, che abolì le sovrastrutture ottocentesche. Dal 1785 fu proprietario dell’edificio Pietro Antonio Romano, grossista titolare dell’omonima ditta di Borsa al cui nome è legato anche l’esilio triestino di Girolamo Bonaparte cui vendette il palazzo che sorgeva nell’attuale via Diaz 19 (Palazzo Romano) nel 1814 quando si stabilì a Trieste con la moglie. Il palazzo - che non esiste più (venne abbattuto nel 1936) - era un basso palazzo neoclassico con una sala centrale rotonda di stile pompeiano, proprio in riva al mare, ed ospitò Girolamo e Caterina in esilio con il nome di Conte e Contessa di Harz. In questo palazzo nacque un figlio che morì subito e trovò ospitalità anche Elisa, sotto il nome di Duchessa di Campignano. Da questo palazzo riuscì la fuga (beffando la Polizia austriaca) di Girolamo all’indomani della notizia che il 12 marzo 1815 Napoleone era sbarcato nel Golfo Juan in fuga dall’isola d’Elba. Carolina Murat venne ospitata a Palazzo Romano nel 1815 con il nome di Duchessa di Lipona, in viaggio verso l’Austria. Dopo opposte traversie e la caduta definitiva del fratello imperatore, Girolamo, divenuto Principe di Montfort, tornò a Trieste nel 1819, e si ristabilì a Palazzo Romano in attesa di trasferirsi nella villa di proprietà del ricchissimo conte Antonio Cassis Faraone.

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