Carlo X, ultimo re di Francia

La vita di Carlo, conte di Artois, ultimo re di Francia, è molto significativa quasi una metafora. Nasce a Versailles il 9 ottobre 1757 da Luigi Ferdinando, Delfino di Francia in quanto figlio del re Luigi XV, e da Maria Giuseppina di Sassonia. Due re di Francia,  Luigi XVI e Luigi XVIII, erano suoi fratelli.
Nel 1773 sposa Maria Teresa di Savoia, figlia del re di Sardegna Vittorio Amedeo III e di Maria Antonietta di Borbone-Spagna, nonché sorella di Maria Giuseppina Luisa, moglie di suo fratello Re Luigi XVIII. Con Maria Teresa ha quattro figli.
Carlo fu sempre molto intransigente e molto ligio alla tradizione e ai protocolli reali che aveva respirato da sempre. Era a capo della fazione aristocratica e così quando nel 1789 scoppiò la Rivoluzione francese si vide costretto a lasciare la Francia. Peregrinerà, con altri nobili scampati alla furia della Rivoluzione, per vari luoghi d’Europa, prima in Savoia, patria della moglie, poi a Coblenza, poi in Gran Bretagna ospite di Re Giorgio. Rientrerà in Francia con gli alleati nel 1814, quando la restaurazione borbonica rimette sul trono il fratello Luigi XVIII. Contrariamente a suo fratello che teneva un governo “liberale”, Carlo fu a capo degli ultrarealisti.
Nel 1824 Luigi XVIII dopo lunga malattia muore, e Carlo sale al trono.
Per l'incoronazione, avvenuta a Reims, esige il pomposo cerimoniale dell'Ancien Regime affermando platealmente la sua visione politica. Questo primo episodio è un po' il suo manifesto di pensiero: mostra il radicamento di Carlo X su posizioni reazionarie che vengono espresse da una subitanea opera di restaurazione del regime assolutistico. che porta un'accentuazione dell'opposizione al regime borbonico.
Istituisce il "fondo del miliardo", per rifondere ai nobili i danni subiti a causa della Rivoluzione, incoraggia il ripristino delle congregazioni religiose soppresse e reintroduce la pena di morte per chi si rende responsabile di sacrilegio.
Sostiene i governi oltranzisti di Jean Baptiste Guillaume Joseph, conte di Villèle, molto inviso ed impopolare e nel 1829 affida il governo a Jules de Polignac, anch'egli ultrarealista ed ancor più detestato dal popolo.
Ma lo scontento aumenta e l'opposizione antiborbonica alla Camera cresce, così, con le elezioni del luglio 1830, Carlo X emette le "quattro ordinanze di Sant Cloud", con le quali scioglie il Parlamento, sospende la libertà di stampa e riduce il numero degli elettori, andando a violare gravemente le libertà garantite dalla Carta Costituzionale e ponendo sostanzialmente in essere un colpo di Stato.
Nel luglio del 1830 Parigi insorge dando vita alle "Trois Glorieuses" e costringendo il re a riparare a Rambouillet. Qui Carlo X abdica in favore del nipote Henri d’Artois, duca di Bordeaux (Enrico V). Si trasferisce subito dopo in Scozia e, successivamente, a Praga. Sei anni dopo nel 1836 decide di stabilirsi a Gorizia, in territorio asburgico. Carlo era ossessionato dalla possibilità di contrarre il colera e sfuggiva ogni situazione o posto che potessero essere contagiosi. Cercava un luogo dal clima mite nel quale vivere che fosse poco favorevole allo sviluppo della malattia e così scelse Gorizia.
Il 15 ottobre del 1836 il sovrano francese, accompagnato dalla sua corte, entrò a Gorizia attraverso il ponte del Torrione sul fiume Isonzo e prese residenza nel palazzo del conte Michele Coronini Cronberg.
In realtà il sovrano il morbo l’aveva già contratto, e dopo solo 21 giorni che era giunto a Gorizia si spense a Villa Coronini il 6 Novembre 1836. Aveva 79 anni.
Carlo X, volle essere sepolto nella chiesa del convento francescano di Castagnevizza (ora Slovenia a pochissimi chilometri dal centro di Gorizia) tanto da lasciarlo scritto nel suo testamento. Pare che la bellezza del luogo l’avesse colpito al punto da farla eleggere sua dimora eterna. Con Carlo X, a Castagnevizza sono sepolti altri membri della famiglia reale dei Borboni di Francia tanto che è chiamata “la piccola Saint Denis” ed è tutt’ora meta di visita e pellegrinaggio dei fedeli e nostalgici della Corona dei Borboni di Francia.

 

 

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