Napoleone a Pordenone

Dopo il Trattato di Campoformido del 17 ottobre 1797, Pordenone con tutto il Veneto e il Friuli passa sotto il dominio austriaco.

Dopo quasi tre secoli gli Austriaci entrano a Pordenone il 13 gennaio 1798: sfilano per le strade della città a passo di parata sotto il comando del feldmaresciallo luogotenente principe Enrico di Reus-Plaunen, mentre il vescovo di Concordia, Giuseppe Maria Bressa, lo aspetta in Duomo per il solenne Te Deum di ringraziamento. I Pordenonesi vivono un giorno di festa, la città è tutta illuminata e si ha molta fiducia nel ritorno dei vecchi padroni. Ma la comparsa austriaca è breve.

Dopo la Battaglia di Marengo (14 giugno 1800), Pordenone si ritrova nel mezzo della zona neutra dell’armistizio, tra il Tagliamento e il Piave, costretta a pagare le spese di vettovagliamento delle truppe francesi fino alla Pace di Luneville.

Si svolge in questo periodo l’ultimo tentativo di ripristinare la navigazione del Noncello fino alla città, ma nel 1803 l’ultimo gastaldo Vincenzo Calligaris scioglie l’antica corporazione dei marinai: termina così una tradizione durata quasi mille anni.

I Francesi tornano nel 1805, il Regno Italico fa di Pordenone il capoluogo del Distretto del Noncello, ma per breve tempo perché la città deve accontentarsi poi di essere, nell’ordinamento napoleonico, solo sottoprefettura.

Per un paio di mesi nel 1809 ritornano gli Austriaci dopo la sconfitta di Eugenio de Beauhrnais nella battaglia di Fontanafredda.

Nel 1809, la battaglia più impegnativa dal punto di vista militare è quella “dei Camolli” che coinvolge un vasta area del pordenonese.

Infine, nel 1813, dopo la battaglia di Lipsia, i Francesi se ne vanno definitivamente e lasciano il posto agli Austriaci.


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