Villa Murat

Dopo l’abdicazione di Napoleone il 6 aprile 1814 sua sorella Elisa Bonaparte, da lui eletta Granduchessa di Toscana, ottiene il consenso del Governo austriaco per stabilirsi a Trieste. Dopo un primo breve soggiorno sceglie un rifugio sicuro e quanto mai confortevole in una delle più belle residenze sulla collina di Sant’Andrea.

Eretta all’inizio dell’Ottocento dal generale russo Psaro su progetto dell'architetto Champion che ha progettato anche la Villa Necker, la bianca struttura neoclassica detta Villa di Campo Marzio, si presenta con un doppio loggiato a semicerchio aperto da quattro colonne doriche che dividono l’ammezzato e il primo piano entrambi forniti di otto ampie finestre da cui allora si spaziava in una spiaggia declinante verso il mare.

Acquistata intorno al 1816 da Felice Pasquale Baciocchi, marito della Granduchessa Elisa, al corpo centrale dell’elegante villa sono aggiunte due ali per accogliere da una parte la rimessa delle carrozze e dall’altra una cappella che ottiene l’officiatura dall’Ordinariato Vescovile. Nel grande giardino, abbellito con aiuole e pergolati, viene costruita una scalinata in pietra e uno scenografico cancello in ferro che si apre sull’alberato passeggio Sant’Andrea, sopra il boschetto (presente ancora oggi) permettendo l’ingresso alle carrozze. Nonostante la sua condizione di esiliata che la costringe ad assumere il nome di contessa di Compignano, Elisa non rinuncia al lusso cui era stata avvezza nei fasti della sua passata gloria storica circondandosi di lussuosi mobili su cui fa incidere l’iniziale del suo nome, preziose sculture in oro e alabastro e innumerevoli opere pittoriche.

Colta e intelligentissima, la contessa Elisa ama invitare gli artisti del Teatro Nuovo, che frequenta in segreto agghindata in stravaganti maschere. In una dimora così raffinata non possono certo mancare nobili ed intellettuali come il conte Domenico Rossetti, il Governatore della colonia greca Giovanni Vordoni, il medico personale Andrea Gobbi, il presidente del Tribunale Mercantile Venceslao Panzera, il barone Giovanni Guglielmo Sartorio e alcuni ospiti dell’entourage napoleonico con cui si diletta a ricordare il trionfale passato. La contessa si diletta anche con i concerti dei musicisti della Società di Minerva e - ma la storia è controversa - perfino con il violino del celebre Niccolò Paganini che era stato direttore e primo violino nella Corte Lucchese.

Nonostante le strettoie dei controlli di polizia l’amabile contessa vive dunque piacevolmente gli anni del suo dorato quanto breve esilio protratto fino al 1820, anno in cui, colpita da una grave infezione, si trasferisce con il marito a Villa Vicentina, dove il 7 agosto muore a soli 43 anni.

Nel 1823 giunge a Trieste l’altra sorella di Napoleone Carolina Bonaparte Regina di Napoli, già vedova da otto anni di Gioacchino Murat, fucilato dai Borboni a Pizzo Calabro. Stabilitasi nella Villa, ribattezzata con il nome dell’amato consorte e assumendo per sé quello di Contessa di Lipona, anagramma del suo passato titolo, vive in solitudine tra i libri e la pittura fino il 1830 quando si trasferisce a Firenze. Qui, consumata da un tumore, si spegne a 57 anni nel 1839 ottenendo la sepoltura nella Chiesa di Ognissanti.

Dopo la partenza dell’ultima ospite nel giardino di Villa Murat viene costruito un piccolo teatro dove sono rappresentati spettacoli musicali e di prosa per un pubblico d’élite. Alla fine dell’Ottocento (1899) la storia della bella dimora sulla collina di Campo Marzio si conclude sciaguratamente con il suo abbattimento assieme al teatro e oggi non rimane che il terrazzamento di Passaggio Sant’Andrea da dove si spazia sul golfo di Trieste. Infatti, Villa Murat nel 1900 è stata assorbita dalla Prima Pilatura di Riso, che ha acquistato tutto il fondo nel 1894 e che nel 1913 abbandona la storica zona per trasferirsi in quella di S. Sabba.

La villa Murat, col pronao centrale a semicerchio sporgente nella classica eleganza tra i festoni di alberi e la leggiadria delle singole aiuole, sorgeva sul viale che prendeva il nome di Passeggio S. Andrea per un’antica chiesa campestre che si levava in quel sito ancora alla fine del Settecento. La chiesa era sorta intorno al secolo XII, poiché un documento del 1115 ne fa il nome e ne attesta l’esistenza. È conservato esso nel Convento di S. Giorgio Maggiore di Venezia e dice di una donazione al nostro Convento di appezzamenti di terreni confinanti con la ricordata chiesetta.

Prima dell'arrivo della famiglia Baciocchi, per qualche tempo, aveva abitato nella vulla uno spodestato dalla potenza di Napoleone, il Gran Maestro dell’Ordine di Malta, Ferdinando barone d’Hompesch, rifugiatosi su nave austriaca a Trieste il 24 luglio 1798, dopo che l’isola maltese era stata occupata dal Bonaparte.


Bibliografia

- TRIESTE - Spunti dal suo passato
Autore: Silvio Rutteri - Edizione: Eugenio Borsatti Editore Trieste - Anno: 1950 - Pagina: 137-142, 146-156, 213-218

Sitografia

- Villa Murat
- Museo Revoltella - Villa Murat
TOP