Palazzo Romano

Nell’attuale Via Diaz 19, sorgeva Palazzo Romano, la casa che Girolamo acquista quando si stabilisce a Trieste con la moglie nel 1814. Il palazzo, che all’epoca si affaccia sul mare, non esiste più ma - nelle immagini conservate - si rileva lo stile neoclassico di un edificio basso, con una sala centrale rotonda di stile vagamente pompeiano.

Il Palazzo, acquistato da Girolamo, è di proprietà del grossista di Borsa Romano che possiede anche il Palazzo (1760-1770) di Piazza della Borsa ancora esistente e che tramanda uno dei più begli esempi di architettura barocca della città.

Girolamo è andato ad abitare nel palazzo Romano che Joseph Labrosse, messo sull’avviso da Passariano, gli ha procurato e preparato per accogliere la regina Caterina che a Trieste è solo la la contessa de Harz. Sotto questo nome, che è il simbolo della rivendicazione del regno di Vestfalia, l’ex re si fa rilasciare un passaporto a Graz. Suo suocero non si è sbagliato e ne è indignato. L’Austria, più indulgente, lascia correre, a condizione che non diventi una bandiera.

Ed ecco che il 21 agosto 1814, dieci giorni dopo la nascita di suo figlio, Elisa valorosa come lo sono i corsi”, come l’ha ben definita Masson, accorre a Trieste per assistere la cognata che sta per partorire e che ha paura di morire. Il 24 viene al mondo Giovanni Napoleone Carlo, che muore prematuramente. Girolamo ha scelto come padrino l’Imperatore. Ma come avvertirlo, come avvisare tutti i parenti del felice avvenimento? La polizia si dimostra accomodante sulla questione dei corrieri, salvo che per il messaggio destinato a Napoleone, che tuttavia sembra essere arrivato all’isola d’Elba per vie indirette.

Nonostante tutti questi favori e facilitazioni, la coppia reale non si accontenta di un lungo soggiorno a Trieste: moltiplica senza successo le richieste presso Metternich per andare in Italia e sollecita una sistemazione a Roma. La sua ambizione è una vita semplice nella penisola. E così, mentre Caterina vive nella meraviglia del figlio neonato, il suo volubile sposo si distrae con una cantante e cavalca nelle vicine campagne con il petto impreziosito di decorazioni incastonate di brillanti.

Come abbiamo ricordato, è stato Labrosse a consigliare Girolamo di acquistare il palazzo, perché sito vicino al mare e con la possibilità di una maggiore libertà d’azione, che si mostra più tardi necessaria. Il Palazzo sorgeva nell’attuale via Diaz, allora via della Sanità, e prima di essere abbattuto nell’estate del 1936 aveva accolto gli uffici della Pretura. Era una costruzione neoclassica ad ammezzato e primo piano, le cui quattordici finestre erano interrotte a metà da una portiera con poggiuolo. Un salone centrale con soffitto a cupola era scompartito sui lati in tre aperture architravate operate da colonne ioniche. La caratteristica pompeiana si completava sul lato di sfondo con una parete, che ripeteva in affresco la disposizione della sala ed echeggiava nell’illusione prospettica le pitture ellenistiche. Il ricordo architettonico e pittorico dell’era imperiale romana, di cui era pervasa la sala con sobria eleganza, ben poteva alimentare i sogni di augusta grandezza di un Napoleonide.

Il 12 marzo 1815 giunge a Trieste la notizia dello sbarco nel golfo Juan di Napoleone, di ritorno dall'isola d'Elba - avvenuto il 1° marzo - e il Governo di Vienna decide di trasferire Girolamo nell’Austria interna, essendo la sua residenza adriatica troppo vicina all’Italia. Ha fatto i conti senza l’oste. L’ex re di Vestfalia, comprendendo che non può più essere rimandato il momento di tentare la sorte, trova in Abbatucci un complice efficiente e irresponsabile. I Mémoires di de Moré ci hanno lasciato la descrizione dell’inghippo che permette l’evasione. Si sparge la voce che Girolamo è stato colto da uno di quei mal di pancia ai quali è soggetto. Si corre in farmacia. Viene preparato un consulto. Quando il medico si presenta Caterina lo manda via. Suo marito riposa, non bisogna disturbare il suo sonno. Girolamo riposa così bene che la vigilia, la sera del 24 marzo 1815, ha preso il largo su una paranza messagli a disposizione dal console di Napoli e sottratta all’ispezione. Alcuni marinai sono infatti entrati a Palazzo Romano e ne sono usciti poco dopo; non gli stessi marinai, bensì le stesse uniformi sotto le quali si nascondono i fuggitivi e i loro compagni.

Il direttore di polizia non ne fa uno scandalo, ma i suoi sottoposti manifestano il loro cattivo umore con alcuni scherzi di cattivo gusto di cui è fatta oggetto Caterina che, ribelle alle sollecitazioni del Governo austriaco, lascia la città solo nel momento che sceglie lei (3 aprile 1815).

Quanto a Girolamo, dopo un viaggio disseminato di incidenti, egli raggiunge la costa occidentale dell’Adriatico e caso vuole che incontri suo cognato, Gioacchino Murat, che risale da Ancona a Pesaro.

Girolamo e Caterina ritornano a Trieste nel 1819: Girolamo, diventato principe di Montfort per gentile concessione di suo suocero, accolto per la seconda volta in Austria, è andato di città in città. Ma Caterina, che aspetta un bambino e mal sopporta i rigori dell’Europa centrale, sollecita l’imperatore Francesco, suo zio, per un’autorizzazione a stabilirsi, per il parto, in un clima più dolce. L’ottiene il 7 novembre 1819 e, il 10 dicembre ritornano a Trieste.

La real famiglia si era trovata bene a Palazzo Romano, e ci si reinsedia per breve tempo, in attesa di spostarsi nell'attuale Villa Necker. Il 15 marzo Caterina scrive a re Giuseppe (Bonaparte): “Gerolamo ha fatto acquisto di una superba casa che ha vista sul golfo e che è attorniata da pergolati di viti come le belle campagne che circondano Napoli. Lieti di veder quasi sempre il sole e di vivere in un’atmosfera più dolce, noi non formuliamo che un voto, quello di poter definitivamente fissarvi domicilio”. Tranquillità turbata tuttavia da continui problemi di denaro, perché Girolamo è uno spendaccione e, da questo punto di vista, Caterina non ha niente da invidiare al marito perché per lei, nata principessa, la semplicità è una maniera di vivere meschina.

Palazzo Romano ospita anche Carolina Murat, con il nome di duchessa di Lipona nel 1815.


Bibliografia

- Storia di un consolato TRIESTE E LA FRANCIA 
1702 - 1958
Autore: René Dollot (Traduzione di Marilì Cammarata) - Edizione: Istituto Giuliano di Storia, cultura e documentazione - Anno: 2003 - Pagina: 126, 128-131, 137-142, 146-156, 208-209
- Guida di Trieste - La città nella storia, nella cultura e nell’arte
Autore: Laura Ruaro Loseri - Edizione: Edizioni LINT Trieste - Anno: 1985 - Pagina: 268-270

Sitografia

- atrieste.org Palazzo Romano
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