Una Corte spagnola a Trieste

Carlo V, mancato Re di Spagna, rappresentava per i carlisti spagnoli ed europei il legittimo Re di Spagna, ingiustamente privato del suo regno a causa di una legge illegittima (abolizione della legge salica) ed era quindi un punto di riferimento politico importante. Quando raggiunse Trieste nel 1848, arrivò con una piccola variopinta corte a seguito, che si comportava come se lui fosse il vero Re di Spagna e che, in occasioni di visite o incontri diplomatici, metteva in scena protocolli e galatei degni del Palazzo reale di Madrid.

Ruoli e funzioni di una vera e propria corte, seppur ridotta per dimensioni, erano ricreati in questo mondo sospeso: il generale di brigata Don Niceto Monino y Pinar, ricopriva il ruolo di segretario personale del Re ma anche di suo maggiordomo personale; la Regina poteva contare su un segretario personale tale Don José Domingo de Azcoaga y Medinaveira ma anche su una cameriera personale Donna Teresa Flerus mentre Don Gabriel de Florez, conte de Flòrez era il discreto ciambellano. E ancora quattro dame d’onore, due dame semplici tutte pronte a riverire la Regina nei giorni del suo esilio.

Ecco poi Don Pedro Barrera Ratòn che aveva il delicato e importantissimo ruolo di confessore. E ancora servitori, sarti, cuochi, paggi, aiutanti di camera, gentiluomini con cui conversare e infine un archiatra, cioè il medico personale della famiglia reale, nella persona di don Francisco de Cardona y Almagro.

Una parte della corte risiedeva nel Palazzo di via Lazzaretto, insieme alla famiglia reale, ma il maggior numero di questi rappresentanti del mancato Re di Spagna, avevano preso residenza nelle vicinanze, creando un angolo reale tra i vicoli della città di Trieste.

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