I Borbone a Gorizia

Un legame storico importante lega Gorizia alla Francia: Carlo X di Borbone (conte d'Artois e fratello di Luigi XVI) che sceglie la città come meta del suo esilio, muore a Gorizia il 6 novembre 1836. L’itinerario incentrato sulle dimore di questo re senza regno (Villa Coronini Cronberg, Palazzo Strassoldo, Palazzo Lantieri ed infine, il santuario della Castagnevizza, in territorio sloveno) evidenzia una volta in più il legame tra la nostra regione e la Francia.

Succeduto al fratello Luigi XVIII, il nuovo re di Francia Carlo X di Borbone (Versailles 1757 – Gorizia 1836) si fa promotore di azioni antiliberali che provocano nel luglio del 1830 l’insurrezione trionfante delle “Tre Gloriose” giornate di Parigi.
Con la parte dell’esercito rimastagli fedele, il re e la sua famiglia si ritirano a Rambouillet, dove il sovrano e il delfino Luigi XIX firmano la loro abdicazione in favore del nipote, il duca de Bordeaux, affidando al duca d’Orléans la luogotenenza generale del Regno.
Costretto a lasciare la Francia, Carlo X si trasferisce inizialmente in Scozia, presso il castello di Holyrood, e nel 1832 accetta l’invito dell’imperatore Francesco I d’Austria a stabilirsi nei suoi Stati.
Raggiunta così Vienna il re e la sua piccola corte soggiornano per alcuni giorni alla Hofburg, dopodiché proseguono il viaggio per Praga dove si stabiliscono nel sontuoso palazzo reale di Hradschin. Dopo aver trascorso quattro anni in Boemia, Carlo X decide di trasferirsi in una città dal clima più mite, manifestando nel contempo il desiderio di non uscire dai confini dell’Impero asburgico. La descrizione lusinghiera delle bellezze della Valle d’Isonzo, fattagli dallo stesso imperatore Francesco I, facilita Carlo X nel prendere la decisione di stabilirsi a Gorizia (all’epoca fa parte delle Province Illiriche) che diviene la residenza d’esilio per sé e per i suoi familiari, oltre che per un centinaio di connazionali.

VILLA CORONINI CRONBERG

Il 15 ottobre del 1836 il sovrano francese, accompagnato dalla sua corte, entra a Gorizia attraverso il “ponte del Torrione” sull’Isonzo, prendendo residenza nel palazzo del conte Michele Coronini Cronberg al Grafenberg (ora viale XX Settembre). Carlo X di Borbone si spegne a villa Coronini, stroncato dal morbo del colera, il 6 novembre del 1836. All’interno del palazzo, dove si trovano anche una ricca quadreria, una biblioteca, un archivio e varie collezioni, è conservata la cosiddetta “Stanza di Carlo X”, arredata con un gruppo di mobili che la tradizione vuole appartenuti all’ex sovrano francese. Nella stanza si trovano, oltre al salotto parigino in mogano, bronzo dorato e raso di seta – offerto dalla famiglia di Carlo X in cambio del suo letto di morte – dei mobili in stile Impero e Restaurazione. Degni di menzione risultano in particolare lo scrittoio con saracinesca a cilindro, caratterizzato da motivi desunti dallo stile Luigi XVI, che si ispira direttamente ai modelli dell’ebanista di fiducia dell’ultimo sovrano assoluto settecentesco, il celebre J. H. Riesener, oltre alla toilette attribuita all’ebanista parigino Jean Baptiste Gilles Youf, sopra la quale è posato l’orologio da tavolo con Minerva, opera di Pierre Philippe Thomire ed appartenuto ad Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone Bonaparte. Nel medesimo ambiente, sulla parete a cui è addossata la console, campeggia un ritratto del re francese; si tratta di una copia di Vincent Poiret da un ritratto del Nesse, il quale a sua volta si era ispirato al ritratto ufficiale di Carlo X eseguito da François Gérard, ora conservato al Musée Carnavalet di Parigi.

Gorizia, all’epoca considerata la Nizza dell’Impero asburgico, è anche meta dell’esilio di Maria Teresa Carlotta di Francia, nipote e nuora di Carlo X, duchessa d'Angouleme, sfortunata figlia di Luigi XVI e Maria Antonietta. La storiografia moderna ha quasi dimenticato questa figura austera, (da piccina l'avevano soprannominata Mousseline la serieuse per via del suo carattere introverso e altezzoso), triste e segnata da un'infanzia tremenda durante la quale ha visto perire poco a poco tutta la sua famiglia. Aperte le porte della prigione del Tempio dove era rimasta rinchiusa per gran parte della sua adolescenza, Madame Royale ha iniziato a peregrinare per l'Europa in compagnia dei superstiti della sua famiglia scampati alla lama della ghigliottina: lo zio conte di Provenza, che diverrà poi Luigi XVIII, suo marito il duca d'Angouleme e suo suocero, Carlo X.
Il loro sarà un esilio lunghissimo, intervallato soltanto dal ritorno in Francia in concomitanza della prima e seconda Restaurazione e del conseguente ritorno sul trono dei due fratelli minori di Luigi XVI. Sulla vita di Maria Teresa è stato scritto pochissimo e di lei si perdono quasi le tracce dopo la liberazione avvenuta nel 1795. In realtà la sua sarà una vita lunga, travagliata e contrassegnata da momenti di grande eroismo. Pur non avendo nulla del fascino della compianta madre, Madame Royale vivrà un'esistenza quasi leggendaria e avvolta nel mistero: una vita ritirata, che la renderà agli occhi di tutta Europa una specie di reliquia vivente dell'ancien régime. Il suo peregrinare toccherà le tappe più disparate: dopo il ritorno a Vienna (periodo considerato da Maria Teresa una seconda prigionia, in seno alla corte che non aveva mosso un dito per salvare la sua famiglia), sposerà suo cugino il duca d'Angouleme e insieme allo zio Luigi XVIII accetterà l'ospitalità dello Zar Paolo I che metterà a loro disposizione Palazzo Mitava in Lettonia. Poi sarà la volta della Polonia e infine dell'Inghilterra dove Maria Teresa riabbraccerà con sincero affetto suo suocero, Carlo X e suo cognato il duca di Berry. Con la Prima Restaurazione Maria Teresa, dopo ben vent’anni di esilio, può finalmente tornare in Francia. La sua primissima visita sarà proprio al cimitero della Madeleine dove erano stati sepolti entrambi i suoi amati genitori e dei quali aveva per mesi ignorato la sorte durante la prigionia al Tempio. Intrappolata in un matrimonio sterile e in una corte volutamente antiquata e contraddistinta da rituali da tempo superati, Maria Teresa ormai quarantenne, continua la sua esistenza come delfina di Francia: alla morte di Luigi XVIII salirà al trono infatti suo suocero Carlo X. Dopo la doppia abdicazione di suo suocero e di suo marito in favore di Enrico V di Chambord, Maria Teresa inizierà un nuovo esilio che toccherà tante terre lontane: dall'Inghilterra alla Scozia, da Praga a Venezia e infine, Gorizia. 

PALAZZO STRASSOLDO

Nell’edificio sito in piazza Sant’Antonio sono ospiti dal 1836, per allontanarvisi solo nei mesi estivi, durante la villeggiatura a Kirchberg prima e Frohsdorf poi, il duca e la duchessa d’Angoulame (Luigi XIX e Maria Teresa, principi di Francia), Enrico duca de Bordeaux e la sorella Luisa Maria, figli dell’assassinato duca de Berry. La famiglia reale, qui alloggiata per più di un decennio, conduce una vita austera e priva di fasti, nonostante riceva ufficialmente due volte alla settimana l’aristocrazia goriziana e i francesi residenti o di passaggio. Il palazzo oggi oggi ospita il Grand Hotel Entourage (dal nome dell'entourage che aveva seguito il re Carlo X appunto). In questa dimora Maria Teresa vivrà per ben nove anni dedicandosi completamente all'educazione dei nipoti ed in particolare del re de facto Enrico d'Artois, prima di partire definitivamente alla volta dell'Austria. Nel castello di Frohsdorf vicino a Vienna, Maria Teresa assiste alla morte del marito avvenuta il 3 giugno del 1844. La scomparsa del suo sposo precede di soli sei anni quella della stessa Madame Royale che morirà di polmonite il 19 ottobre del 1851 all'età di 70 anni.

VILLA ATTEMS

Nel 1875 Enrico V e la consorte, contessa de Chambord, ritornano a Gorizia da Frohsdorf – viaggio che ripeteranno regolarmente nel corso degli anni successivi – per soggiornare per alcuni mesi nella villa che era stata prima di proprietà del conte Attems Sembler e successivamente del cavaliere von Boeckmann. L’edificio al tempo era dotato di appartamenti attrezzati per la stagione estiva, nonché di appartamenti più confacenti al clima della stagione invernale. La villa era inoltre immersa completamente nel verde, circondata da un giardino dalle variegate e lussureggianti essenze, da un parco ed una braida.

PALAZZO LANTIERI

Nel 1880 Elena Baronio di Valrosatta Lantieri, moglie di Taddeo Clemente, ospita nella dimora goriziana Enrico V di Francia e la consorte Maria Teresa d’Este, arciduchessa d’Austria. Il soggiorno dei conti de Chambord al palazzo è ricordato da una lapide di marmo nero, tutt’ora murata all’ingresso dell’edificio. Un quadro dipinto da Giuseppe Tominz, di proprietà dei baroni Lantieri, ritrae la contessa Elena con l’abito che la stessa indossò al ricevimento dato in onore di Enrico V, quando il duca festeggiò il suo diciottesimo compleanno a palazzo.

MONASTERO DI CASTAGNEVIZZA

Spentosi a villa Coronini il 6 novembre del 1836, Carlo X venne sepolto per volontà testamentaria nella chiesa del convento francescano di Castagnevizza, allora denominata “la piccola Saint Denis”. Pare infatti che lo stesso sovrano, colpito dalla vista magnifica del santuario, avesse espresso il desiderio di eleggerlo a sua ultima e perenne dimora. Provvisoriamente la salma del re fu deposta nell’avello dei Torriani, dove in seguito furono accolti anche il figlio Luigi Antonio (1775 - 1844), duca d’Angoulame, la moglie di questi Maria Teresa di Francia (1778 – 1851), figlia di Luigi XVI e Maria Antonietta, nonché la loro nipote Luisa Maria (1819 – 1864), sposata Borbone Parma, già reggente del ducato di Parma e Piacenza. Fu solo verso la metà del 1883, per volere di Enrico V conte de Chambord – nel frattempo gravemente ammalatosi a Frohsdorf – che venne fatta costruire sotto l’altare maggiore della medesima chiesa una nuova cripta capace di contenere sei sarcofagi. Terminati i lavori per la costruzione del sepolcro, con l’inumazione di Enrico V (1820 – 1883) vi vennero lì trasferite anche le altre quattro salme dei Borboni, la cui disposizione, attualmente preservata, vede sulla destra, entrando dallo stretto corridoio, al centro il sarcofago di Carlo X ed ai lati quelli del duca e della duchessa d’Angoulame; sul lato opposto, in posizione centrale il sarcofago di Enrico V, alla sua sinistra quello della sorella Luisa Maria, mentre alla sua destra è posto il sarcofago della contessa de Chambord, Maria Teresa degli Asburgo d’Este, duchessa di Modena (1817 – 1886). Nella nicchia, posta lungo il cunicolo che conduce al sepolcro dei Borboni, è deposta invece la bara di Luis Pierre, duca de Blacas e marchese d’Aulps (1771 – 1839), già ministro e consigliere intimo di Carlo X, che dispose alla sua morte di venire sepolto accanto alla tomba del sovrano francese. Le spoglie dei Borboni si preservano indenni alla Castagnevizza anche dopo gli eventi bellici del 1917, quando la chiesa ed il convento furono ridotti in ruderi. Il governo di Vienna dispose allora di iniziare la riparazione dei due edifici, così i sei sarcofagi furono trasferiti all’interno dell’Austria per interessamento dell’imperatrice Zita, nata principessa di Borbone Parma, nipote di Luisa Maria e del principe Don Jaime del ramo Spagnolo dei Borboni. Nel 1924 poi, su iniziativa del Comune di Gorizia, venne chiesta la restituzione delle salme dei reali francesi e di quanto ornava le loro tombe. Fin dal 1917 erano infatti rimaste nel colombario del convento dei carmelitani scalzi a Doebling, mentre i sarcofagi si trovavano custoditi in un edificio secondario del castello imperiale di Schoenbrunn. Solo nel 1932 le salme dei Borboni ritornarono a Gorizia, dove furono tumulate nuovamente nella chiesa della Beata Vergine alla Castagnevizza (ora Nova Gorica, in Slovenia). 


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